Accadde Oggi, 8 gennaio 1993: la mafia uccideva Beppe Alfano
08 gennaio 2022 – di Orazio Vasta
LA LATITANZA ALLA LUCE DEL SOLE DI NITTO SANTAPAOLA E L’UCCISIONE DEL GIORNALISTA BEPPE ALFANO
Beppe Alfano venne trovato morto, intorno alle 22,30 dell’8 gennaio 1993, al posto di guida della sua Renault accostata nella centrale via Marconi, a Barcellona Pozzo di Gotto(ME), a 30 metri da casa sua, al civico 30 di via Trento; a 30 metri da casa Alfano anche il “covo” del boss latitante Nitto Santapaola, latitanza alla luce del sole.
L’AUTO aveva le luci accese e il cambio in folle, il finestrino, attraverso il quale sono stati sparati i tre colpi di pistola, era stato abbassato, come se Beppe stesse parlando con qualcuno.
BEPPE ALFANO aveva 48 anni, era professore di Educazione Tecnica alla scuola media della vicina Terme Vigliatore, ma, soprattutto, era un giornalista a schiena dritta, scriveva per il quotidiano “La Sicilia” di Catania, e da vivo non era stato iscritto all’Albo dei giornalisti…
Nei suoi articoli Beppe si occupava di mafiosi latitanti, notabili degli affari, politici locali, massoni. Tra le sue prime indagini, nelle tv e nelle radio locali, quella sul traffico internazionale di armi che transitava nell’area di Messina. Numerosi i suoi numerosi articoli sui loschi affari tra mafia, criminalità comune e politica.
INCREDIBILMENTE, solo dieci anni dopo la sua morte il computer di Beppe è stato sottoposto a consulenza tecnica. Ebbene, Alfano aveva redatto degli appunti sulla presenza nel messinese del boss latitante Santapaola.
DOPO averne eseguito la condanna a morte, la mafia ha cercato di distruggere anche la sua memoria… Perché anche il semplice ricordo di una donna o di un uomo coraggioso può essere pericoloso per gli “uomini d’onore” e quella parte dello stato colluso.
Ed ecco, allora, i tentativi di depistare le indagini, di negare la matrice mafiosa del delitto anche infangando la figura dell’uomo Alfano.
Ed ecco il silenzio che è calato intorno alla sua storia.
Ed ecco l’isolamento in cui venne abbandonata la sua famiglia.
Ed ecco il silenzio delle istituzioni.
Hanno taciuto anche di quelli che erano stati vicini al giornalista prima della sua morte.
FINO a quando, grazie alle battaglie condotte dalla figlia Sonia, con il sostegno di numerosi cittadini, le indagini sull’omicidio vennero riaperte ed è stata riconosciuta la matrice mafiosa.