Accadde Oggi a Catania: 13-14 luglio 1943, Battaglia del Simeto e Ponte Primosole

La notte del 13 luglio le truppe della 1ª Divisione aerotrasportata britannica tentarono di occupare il “ponte Primosole” sul fiume Simeto, via principale per l’accesso a Catania. Gli scontri durarono dal 14 fino al 16, quando le truppe dell’Asse si ritirarono.
“Era mia intenzione compiere un grande sforzo per raggiungere Catania entro la sera del 14 luglio. Con un po’ di fortuna ero certo di farcela. Ma dovevamo avere fortuna”.
Così annotava nelle sue memorie il maresciallo Montgomery nell’estate del 1943, ben conscio dell’importanza strategica del Simeto, il fiume che sorgendo alle spalle dell’Etna e cingendo tutta la parte meridionale della provincia di Catania fino al mare costituisce, per chi viene da Siracusa, una eccezionale difesa naturale a favore del capoluogo etneo.

Nella notte (13-14 luglio 1943), il XIII corpo inglese del gen. Dempsey inizia una offensiva contro le posizioni del Gruppo Schmalz nel tentativo di penetrare nella piana di Catania.
Contemporaneamente truppe aerotrasportate anglo-americane vengono paracadutate a sud di Catania per assicurarsi il passaggio su due ponti importantissimi : il Ponte dei Malati sul fiume Lentini, circa 5 km a nord dell’omonima località, e il Ponte Primosole (sul fiume Simeto) che rappresenta l’accesso più facile e conveniente alla piana di Catania.
II ponte dei Malati viene conquistato da un Commando sbarcato sulla costa da unità britanniche.

L’ operazione sul Ponte Primosole è un fiasco quasi completo dal momento che i piloti degli aerei da trasporto alleati, sottoposti al fuoco della contraerea nemica, lanciano i paracadutisti un po’ dove capita: solo 200 uomini, su circa 1900 lanciati, raggiungono il ponte con 3 cannoni controcarro; riescono tuttavia a impadronirsene.

A commemorazione di quanto accaduto, così scriveva Alessandro Stramondo nel luglio 2016 in Lettere a “L’Espresso”:
“se qualcuno si trovasse a passare lungo la statale 114, appena fuori Catania, nei pressi del fiume Simeto, troverebbe tre cippi dislocati in vari punti che commemorano i caduti dalla battaglia di Primosole, località da cui prende nome il ponte sul fiume, che si combatté tra le forze italo tedesche e quelle inglesi nell’estate caldissima del ’43,, nei giorni dal 13 al 16 luglio. Quel ponte era un obiettivo di massima importanza per l’accesso alle città, che come vedremo non capitolò.
La battaglia di terra fu preceduta da un lancio quasi contemporaneo di truppe scelte di para tedeschi e di parà inglesi, quest’ultimi accompagnati da atterraggiio di alianti carichi di munizioini, operazione disastrosa (su circa 1900 uomini lanciati, solo 200 raggiunsero il ponte) a causa della controaerea tedesca e dei cinbattimentii all’arma bianca che ne seguirono e si risolsero in gravissime perdite da entrambe le parti.
Ma il tributo maggiore di sangue lo dovette pagare la brigata inglese di fanteria leggera Durham che tra morti, feriti e dispersi perdette più di 500 uomini nei tre attacchi che dovettero sostenere prima di conquustare il ponte. Fu una battaglia cruenta e una conquista inutile perché al di quà del ponte a difesa di Catania i tedeschi formarono una linea difensiva formidabile dentro il letto del torrente Buttaceto. Montgomery dovette aggirare l’Etna per avanzare oltre Catania, isolarla, e proseguire verso Messina.
Tempo fa, recandomi di tanto in tanto in quello che fu il campo di battaglia, trovai un tratto della vecchia strada che era rimasto isolato e inaccessibile per moltissimi anni.

Riuscii ad entrare e con meraviglia riscontrai i solchi lasciati dai cingoli degli Shermann sull’asfalto. Seppi poi che nei dintorni c’erano ancora mine inesplose. La circostanza mi
commosse e ne venne fuori il componimento che ripropongo a commemorazione.
Ponte di Primosole
qui il Simeto impigrito si riversa
nel blu intenso del mare
qui la piana assolata,
nel caldo d’estate s’estenua,
S’alza lo sguardo da Levante
dalla sabbia dorata
su per il cielo sfumato
e si posa sui cirri lontani
trascinati dal vento.
A ponente il fiume si perde
tra arbusti e canneti
e alti filari d’eucalipti
dove esausto ristagna
il Gornalunga,
e tra stretti argini incuneato
serpeggia il Dittaino.
E lì, dietro un cancello corroso,
tra cespugli e detriti
ferita dai cingoli
degli Sherman infuocati
affiora come pelle seccata
l’orientale sicula 114.
Qui sono tornato
a meditare e scrutare
In una riva e nell’altra
nell’appassito color vegetale
un segnale, una traccia,
testimoni senz’anima
di un folle massacro
di giovani venuti a morire
nel placido fruscio della acque
nell’assordante frinir di cicale.
Alessandro Stramondo
Libro consigliato:
