Accadde Oggi: l’11 gennaio del 1693 il terremoto che distrusse Catania e che uccise più di 30 mila persone. L’evento più forte della storia sismica italiana
11 gennaio 2023 – di Monica Tomasello
.Era l’11 gennaio 1693 quando una scossa di magnitudo 7.4 colpì la costa orientale della Sicilia, tra Catania e Siracusa. Passato alla storia come il “terremoto della Val di Noto“, il devastante sisma distrusse più di 45 centri abitati causando almeno 60 mila vittime. Le scosse furono così potenti da dare vita a un devastante maremoto nel mar Ionio, le cui onde arrivarono fino in Grecia. Il terremoto giunse al culmine di uno sciame sismico durato qualche giorno: due giorni prima, la sera del 9 gennaio 1693, un altro forte terremoto, ma meno violento di quello dell’11, interessò la zona, facendo crollare alcuni edifici e provocando dei morti. Il sisma che si verificò l’11 gennaio fu seguito, nei due anni successivi, da più di 1.500 scosse d’assestamento.
(Fonte: ingvterremoti.com )
Il bilancio fu dei peggiori: a Catania morirono circa 16.000 persone su una popolazione di 20.000 residenti; a Ragusa morirono circa 5.000 persone su 9.000 residenti; a Lentini 4.000 vittime su 10.000 abitanti, a Siracusa 4.000 vittime su 15.000 abitanti, a Militello 3.000 vittime su 10.000 abitanti. Con questi numeri, oltre ad essere il più intenso terremoto della storia d’Italia, si è anche aggiudicato il posto come secondo sisma più disastroso della nostra penisola, preceduto solo da quello del 1908 nello Stretto di Messina (che fu di magnitudo 7.2, ma provocò oltre 120.000 morti) e il 23° come terremoto più disastroso della storia di tutta l’umanità (quello dello Stretto è al 12° posto).
Le tracce del terremoto dell’11 gennaio 1693 a Monterosso Almo (Rg)
L’unico aspetto“positivo” del terremoto del 1693 fu quello della ricostruzione che ne seguì. Fu valorizzato, infatti, il barocco siciliano, lo stile architettonico con cui furono ricostruiti i centri distrutti da quel sisma nel corso del ‘700. Se oggi Noto, Ragusa, Catania, Siracusae moltissimi altri centri grandi e piccoli della Sicilia sud/orientale possono vantare un favoloso patrimonio artistico, lo devono a quella ricostruzione che mise in piedi veri portenti di arte barocca.

I ruderi dell’antico borgo medievale di Occhiolà. Il borgo in rovina circa tre mesi dopo il terremoto dell’11 gennaio 1693 fu abbandonato dai superstiti e al suo posto fu fondata, 2 km più a sud, l’odierna Grammichele [fonte: Azzaro et al. (2008) http://www.edurisk.it/it/itinerari/viaggi-virtuali.html].
Antica poesia siciliana sul terremoto della Val di Noto dell’11 gennaio 1693

Fonte: ilovescicli.it
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C’è da augurarsi che eventi simili non accadano mai più, ma c’è da dire che la faglia Ibleo-Maltese anche negli ultimi anni si è dimostrata molto vitale e pur non potendo prevedere la data esatta dei terremoti, sappiamo chiaramente dove questi si verificheranno prima o poi. Oggi, quindi, è giusto commemorare quella terribile tragedia, ma allo stesso tempo è giusto chiedersi: cosa è stato fatto nel corso degli anni per prevenire altre tragedie dovute a terremoti? …
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