ALLA SCOPERTA DELLA CERAMICA SICILIANA DI CALTAGIRONE, la sua storia ed il processo di lavorazione artigianale

marzo 2023 – a cura di Monica Tomasello

La ceramica siciliana di Caltagirone è  un’antica arte artigiana dell’isola, che nasce nel neolitico e prosegue fino ai nostri giorni: infatti, le ceramiche di Caltagirone sono molto apprezzate in tutto il mondo, facendo della città il fulcro dell’artigianato siciliano.

Caltagirone: brevi cenni storici

Il comune di Caltagirone sorge a 611 mt sul livello del mare, fra i monti Erei e i Monti Ibliei, nel centro della Sicilia, ricade nel territorio nella provincia di Catania e nella cosìdetta Val di Noto.

Dal 2002 la Val di Noto è stata inserita dall’Unesco nella Lista del patrimonio dell’Umanità (World Heritage List).

Il sito è stato denominato: “Le città tardo barocche del Val di Noto (Sicilia sud orientale)”. Le otto città del sud-est della Sicilia: Caltagirone, Militello in Val di Catania, Catania, Modica, Noto, Palazzolo, Ragusa e Scicli.

Caltagirone ha origini molto antiche, testimonianze della presenza umana nel territorio, sono le necropoli preistoriche (Eneolitico 2000-1800 a.C Eneolitico 2000-1800 a.C) della Rocca, della Montagna, del Salvatorello, delle Pille; altri reperti testimoniano la presenza di abitanti siculo-greci (VII-III sec a.C.) nelle zone di S. Mauro, Altobrando, Piano Casazze.

Come in tutta la Sicilia, anche a Caltagirone, si sono succedute diverse dominazioni: dopo il periodo greco siculo, ci sono segni di dominazione romana, bizantina e saracena.

Furono i Genovesi nel 1030 a liberare la città, come atto di riconoscenza i calatini, apposero nel petto dell’aquila (stemma della città) lo scudo crociato rosso in campo bianco, sostenuto da due grifoni, simbolo della Repubblica marinara. I Genovesi a loro volta, per ricambiare, fecero innalzare un tempio a San Giorgio.

Successivamente, Caltagirone fu dominata dai Musulmani, da cui fu liberata dal Gran Conte Ruggero il Normanno il  25 luglio 1090, giorno in cui la Chiesa cattolica celebra il martirio di San Giacomo Maggiore.  Il Conte aveva invocato l’aiuto dell’Aposto e attribuì la vittoria alla sua intercessione così che, San Giacomo divenne patrono di Caltagirone.

Dopo la dominazione dei Normanni, la città venne colonizzata degli Svevi e poi degli Angioini,  furono i Vespri Siciliani a liberare, non solo Caltagirone, ma tutta la Sicilia dalla dominazione francese degli Angioini.

Caltagirone, nei secoli seguenti, visse periodi molto floridi, sia dal punto di vista culturale che artistico, fino al 1693 quando il territorio fu colpito da un terribile terremoto.

Il terremoto del Val di Noto del 9 e dell’11 gennaio  è uno degli eventi più catastrofici  che abbia colpito la Sicilia, l’evento sismico provocò la distruzione totale di oltre 45 centri abitati, causando circa 60.000 vittime.  Altri terremoti di pari entità si sono verificati nel 1169 e nel 1908.

Iniziò il periodo della ricostruzione, mantenendo  l’impianto tardo rinascimentale rappresentato dalla crux viarum, costituita verticalmente dalla Scala Santa Maria del Monte e dal Corso, e orizzontalmente dalle vie di S. Giorgio e di San Giacomo, crux rappresentata nello stemma araldico cittadino.

La ricostruzione diede luogo all’attuale aspetto della città di Caltagirone.

stemma comune di Caltagirone e scalinata Santa Maria del Monte

Caltagirone: città della Ceramica

Il nome Caltagirone deriva dal termine arabo Qal’at al Ghiran, la cui traduzione letterale è “Rocca dei Vasi”.

La città di Caltagirone è strettamente legata alla storia della ceramica, con questo termine, che deriva dal greco keramos (argilla, vasellame), si indicano gli oggetti prodotti modellando la terra (argilla) e sottoponendola a cottura.

La lavorazione della ceramica nel territorio di Caltagirone risale al Neolitico, come si evince dai reperti archeologici custoditi nel Museo regionale della ceramica di Caltagirone.

L’impronta dei vari popoli che hanno colonizzato la Sicilia nel corso dei secoli (Fenici, Greci Cartaginesi, Romani, Bizantini, Arabi, Normanni, Svevi, Spagnoli e Francesi) si percepisce anche anche nella lavorazione della ceramica, nonostante ciò i ceramisti nella loro arte hanno sempre fatto emergere la sicilianità.

L’arte della lavorazione della ceramica siciliana si è tramanda di generazione in generazione dalla preistoria ad oggi, nella lavorazione artigianale tutto è eseguito a mano dall’estrazione alla modellazione, le peculiarità del prodotto dipendono dalle competenze del maestro ceramista, dalla sua creatività, dal cura del dettaglio che è garanzia di esclusività del pezzo. Per questo motivo oggetti in ceramica, come le tradizionali pigne siciliane e come le teste di moro sono delle vere e proprie opere d’arte.

Sicilia Bedda – TESTA DI MORO SICILIANA con PIGNA PIEDE DECORATO in Ceramica di CALTAGIRONE – Altezza Testa h 18 – Altezza Pigna 12 Cm (Saraceno con Pigna, Blu) – Marca: Sicilia Bedda

La ceramica e i 4 elementi naturali

la ceramica e i 4 elementi naturali

La lavorazione della ceramica siciliana è l’arte primitiva di sapere dominare i 4 elementi naturali: aria, acqua, terra e fuoco.

Un sapere fare antico, che si tramanda di generazione in generazione dalla preistoria ad oggi.

Un mistero racchiuso nell’opportuna mescolanza dei 4 elementi detti anche radici:

  • Il fuoco, elemento vivificatore e purificatore , simboleggia il principio della vita, che ha origine dall’energia da esso sprigionata.
  • L’aria, è l’energia vitale, l’ossigeno che respiriamo, e rappresenta il respiro cosmico.
  • L’acqua, fonte della vita, simboleggia il cammino della vita: dalla sorgente diventa torrente, poi fiume fino a giungere nel mare, arrivando fino ad addentrarsi nelle profondità della terra.
  • La terra rappresenta la materia primordiale, accoglie la vita e la alimenta.

Riprendendo la teoria introdotta  dal filosofo greco antico Anassimene di Mileto e successivamente  assimilata dal filosofo siceliota Empedocle, e dopo dai filosofi greci Socrate ed Aristotele, dall’unione dei 4 elementi scaturisce la nascita di tutte le cose e dalla loro separazione, la morte.

L’aggregazione e la disgregazione dei 4 elementi sono determinate dalle due forze cosmiche e divine Amore e Discordia (o Odio), secondo un processo ciclico eterno secondo cui in natura nulla si crea e nulla si distrugge, ma tutto si trasforma.

La lavorazione artigianale della ceramica artistica: un processo lungo e lento

Ecco perché le ceramiche di Caltagirone  hanno un costo elevato

Come abbiamo già precedentemente precisato, con il termine ceramica si intende un’ampia gamma di manufatti, che si differenziano per composizione, struttura, proprietà, impiego ecc., ma che hanno in comune il processo di creazione: si ottengono da materiali incoerenti (in gran parte da sostanze inorganiche non metalliche) che vengono lavorati fino a costituire prodotti formati, che acquistano durezza e resistenza per mezzo di cottura a temperature elevate.

Conosciamo diversi tipi di materiali ceramici,

  • quelli tradizionali utilizzati nella produzione di ceramica artistica come le pigne siciliane, come le teste di moro, o in generale la ceramica artistica di Caltagirone;
  • quelli avanzati o speciali, utilizzati per lo più nel settore industriale.

In questo articolo, dedicato alla ceramica siciliana di Caltagirone, ci occupiamo delle ceramiche tradizionali, che principalmente sono:

  • Le terrecotte: sono materiali ottenuti da materie prime naturali, come l’argilla e sono a pasta porosa.
  • La porcellana: È considerata il più “alto” livello di produzione ceramica, principale componente ne è una particolare argilla bianca, il caolino, ed è a pasta compatta.

Il lento processo di lavorazione artigianale

lavorazione della ceramica

Il processo di lavorazione artigianale  della ceramica siciliana è lungo e articolato in più fasi, ecco perchè un manufatto in ceramica ha un costo elevato.

  • L’argilla viene anzitutto selezionata per la lavorazione che si intende ottenere. I tre tipi di argilla usata sono:
  • il caolino, argilla bianca che presenta bassa plasticità, scarso potere essiccante ed è refrattario
  • l’argilla sabbiosa, che presenta alta plasticità e grana fine.
  • Le argille refrattarie, che sono molto resistenti al fuoco.

In seguito, l’argilla viene ripulita dalle impurità; successivamente viene sciolta in acqua per la lavatura, che causa la dispersione dei sali solubili; infine subisce un’ulteriore depurazione per eliminare le residue impurità e soprattutto per affinarla.

L’argilla una volta selezionata e ripulita si impasta con l’acqua, in modo da eliminare bolle d’aria e a renderla compatta, per prevenire il formarsi di crepe nel prodotto finito.

Inizia il vero e proprio processo di lavorazione del manufatto in ceramica che si articola nelle seguenti fasi:

 – Foggiatura o modellazione

tecniche di foggiatura

La foggiatura è la prima fase della lavorazione; le tecniche utilizzate sono molteplici:

  • la modellazione a mano libera è la più antica, l’argilla viene modellata a mano conausilio di alcuni strumenti, come le stecche o gli occhielli per le rifiniture dell’oggetto modellato
  • modellazione a colombino. Questo tipo di modellazione, chiamata anche a lucignolo, prevede l’uso e l’assemblaggio dei colombini cioè, dei cordoncini trafilati che vengono attaccati l’uno sopra l’altro partendo dalla base. Questa lavorazione permette di ottenere oggetti bombati, cilindrici, svasati, conici ecc.;
  • modellazione a lastre, viene preparata una lastra d’argilla che viene po stesa con un mattarello, con questa lavorazine è possibile realizzare  oggetti di qualsiasi forma;
  • modellazione al tornio o tornitura. Sin dai tempi più antichi ad oggi. questo tipo di modellazione è usata per la produzione di oggetti di forma cilindrica, e/o circolare, in cui vi sia una simmetria rispetto all’asse di rotazione. Il tornio è uno strumento formato da un supporto girevole, simile ad un piatto la cui velocità viene stabilita tramite un pedale, come nel tornio antico, o tramite motorino regolato da reostato, ai giorni nostri. La forma viene data esclusivamente dalle abili mani del torniante, che ricorre solo all’uso di stecche di legno, acciaio e/o gomma.
  • Modellazione a stampo (o tecnica a colaggio) si prepara, anzitutto, uno stampo in gesso, che replica l’oggetto che si intende riprodurre, quindi vi si cola dentro argilla liquida, si attende che l’oggetto asciughi. Viene quindi estratto dallo stampo e rifinito a mano, ill pezzo verrà poi messo in forno per la 1ª cottura (biscotto).
  • Foggiatura a pressa meccanica, per questo tipo di lavorazione viene usata argilla più dura e vengono usate due matrici di stampo, una maschio e una femmina, gli stampi si montano su una pressa, ponendoli uno di fronte all’altro, con una dose di argilla sufficiente per foggiare l’oggetto quando la macchina inizia il suo ciclo. Le due superfici si avvicinano e foggiano l’argilla all’interno dello stampo.

 – Essiccazione

Qualunque sia la tecnica che si è adottata, è necessario che i manufatti in argilla essicchino completamente all’aria. A questa fase va dedicata una particolare cura. Un’essiccazione omogenea e uniforme è garanzia di durevolezza dell’oggetto finito e soprattutto della coerenza della sua forma: un’essiccazione non uniforme può generare deformazioni. L’essiccazione, infatti, consente all’oggetto di perdere l’umidità residua e la sua plasticità. Viene così fissata la forma che si è inteso dargli.

Dopo un certo periodo di essiccazione, che dipende da diversi fattori; il tipo di argilla usata, la grandezza e spessore dell’oggetto e la temperatura ambientale, l’argilla raggiunge lo stadio adatto ad essere incisa e decorata.

– Fase della prima cottura detta “cottura a biscotto”

cottura a biscotto

Terminata la delicata fase dell’essiccazione si procede con quella della cottura. Questa avviene in forni appositi, che possono raggiungere temperature comprese tra 800 °C e 2000 °C, in base al prodotto che si vuole ottenere.

La terracotta si ottiene con una cottura tra  960° e 1030 °C, per ottenere la porcellana tenera bisogna cuocere ad una temperatura compresa tra 1200° e 1300 °C, previo utilizzo di caolino. A questo stadio otteniamo sia la vetrificazione, sia la traslucidità, sia l’impermeabilità.

Il processo può durare anche molte ore. È, infatti, necessario che la temperatura segua curve di crescita e decrescita graduali e prestabilite, e che tutte le varie fasi abbiano una durata prestabilita. In seguito alla cottura il prodotto subisce un’ulteriore riduzione di volume.

– Smaltatura e decorazione

smaltatura e decorazione

Ci sono molti modi di decorare e colorare la ceramica siciliana, anche in relazione al tipo di risultato che si desidera ottenere e alla cottura cui si sottoporrà il pezzo. I colori da ceramica sono essenzialmente di tre tipi:

 

  • Ingobbio – sono specifici smalti adatti a poter venire applicati sull’oggetto essiccato, ma ancora crudo e da cuocere. Questo permette di saltare un passaggio e cuocere l’oggetto una sola volta, dal momento che questi colori particolari tollerano l’alta temperatura cui si sottopone la ceramica. Gli ingobbi non sono largamente diffusi, perchè costosi e dalle tinte tenui. Perché raggiungano la vetrificazione, inoltre, è necessario portare l’oggetto alla medesima temperatura dell’argilla che si ritrova nella composizione dell’ingobbio.
  • Cristalline, o Vetrine, sono rivestimenti di tipo vetroso, impermeabili e lucidi, di solito trasparenti, solo raramente sono colorate. Lasciano intravedere l’argilla sottostante. Alle cristalline si aggiungono fondenti, quali il germanio,gli alcali o i borati. Questo allo scopo di abbassare il punto di fusione.
  • Smalti, anch’essi di tipo vetroso ma coprenti. Possono avere aspetto lucido o satinato, sono i colori maggiormente utilizzati.

La smaltatura di un oggetto in ceramica, pigna siciliana e teste di moro, ha lo scopo di proteggere il pezzo dall’usura, di facilitarne la pulitura e la manutenzione e di decorarlo.

La smaltatura classica, pertanto è detta applicata al biscotto, ovvero all’oggetto già cotto una prima volta. Anche per la smaltatura vi sono svariate tecniche, tra le quali ricordiamo:

  • smaltatura ad aerografo
  • smaltatura per immersione, quella più utilizzata ancora oggi nei laboratori artiaginale
  • pittura a smalto
  • smaltatura a campana
  • smaltatura elettrostatica

Una volta smaltati e asciutti, le pigne in ceramica siciliana e le tradizionali teste di moro, possono essere decorati a mano con la tecnica pittorica a pennello e colori ceramici. Unendo la tradizione e l’innovazione gli artigiani realizzano diversi decori a mano sia tradizionali tipici del territorio sia moderni che seguono i trend attuali del design.

Dopo la smaltatura e la decorazione si procede con una seconda cottura che consente di fissare lo smalto all’oggetto. Tale cottura si attua in forno ad una temperatura compresa tra i 850 e i 970 °C, a seconda dei fondenti utilizzati nello smalto e sempre al di sotto della temperatura utilizzata per la prima cottura.

Terminate tutte le fasi della lavorazione le ceramiche siciliane, come le tradizionali pigne artistiche e le meravigliose teste di moro, divenute vere e proprie opere d’arte, sono finalmente pronte per essere ammirate, apprezzate e soprattutto utilizzate per arredare con arte i vostri ambienti.

Fonte: Storia della Ceramica Siciliana di Caltagirone: un Affascinante Viaggio attraverso i Secoli (maravica.it)

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