Arance dall’estero e le nostre a marcire. L’UE massacra il sud



Secondo un recente rapporto di Nomisma, dal 2000 a oggi gli italiani hanno rinunciato a 1,7 milioni di tonnellate di frutta, a un ritmo dell’1 per cento ogni anno. Ma oltre a queste cifre non consolanti, la merce italiana, e quella siciliana in particolare, deve affrontare una concorrenza spietata: sfidare i prezzi irrisori della frutta e della verdura che arrivano da Paesi dove il costo della manodopera non supera i due-tre dollari l’ora contro i 6-7 euro di quella italiana, dove si produce con costi base molto bassi, che mette sul mercato merce contraffatta e spacciata per italiana, e infinitamente meno soggetta a controlli. «Non abbiamo la minima idea di quello che arriva da fuori», spiega Mario Guidi, presidente nazionale di Confagricoltura, in macchina durante una lunga ispezione in Sicilia, tra le melanzane e i pomodori abbandonati nella zona di Punta Secca e le arance calpestate dal sole lungo la strada per l’aeroporto di Fontanarossa: i frutti appassiti e non raccolti cadono addirittura sull’asfalto della Statale, ci mostra Sandro Gambuzza, ex presidente di Confagricoltura Ragusa e guida nello strazio della Sicilia. «La verità – ammette Guidi – è che l’Expo per noi è stato un danno perché ha distratto la classe politica per un anno».
?Vedi anche:
?Report Tendenze Agrumi – Focus arance: n. 1/2022 – Marzo 2022
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