Blocco alla circolazione dei veicoli: decisioni sbagliate in contesti emotivi indotti
28 giugno 2022 – Redazione
[Editoriale di Pier Luigi Ciolli] – L’Unione Europea ha introdotto una serie di standard sulle emissioni inquinanti, identificati con la sigla Euro seguita da un numero, posta sia come prescrizione per le nuove costruzioni dei veicoli sia per impedire e/o limitare la circolazione stradale ai veicoli.
Un modo per spingere il proprietario a rottamare il proprio veicolo pur avendolo sottoposto alla revisione, pagato la tassa di circolazione e pagato l’assicurazione.
Per verificare la classe ambientale del proprio veicolo, aprire il seguente link: https://www.ilportaledellautomobilista.it/web/portale-automobilista/verifica-classe-ambientale-veicolo.
Per quanto riguarda la violazione dell’interdizione alla circolazione stradale per classe ambientale in Italia, occorre ricordare che ciò comporta una sanzione amministrativa e, una seconda volta nei 2 anni successivi, comporta la sospensione della patente da 15 a 30 giorni.
La lobby dei produttori di veicoli, allorquando è iniziata la discussione sull’abbandono della produzione di veicoli a benzina e a gasolio, non è intervenuta per dire quanto fosse errata la scelta dell’elettrico e tantomeno ha espresso il suo diniego all’utilizzo di tale tecnologia. Imperterrita, ha proseguito a produrre e vendere, chiedendo deroghe per le scadenze per ottimizzare gli utili eraggirare gli acquirenti di veicoli nuovi a benzina o a dieseldestinati alla rottamazione.
È bene ricordare che i veicoli che superano la revisione hanno il diritto di circolare liberamente: perché rispettano la tutela dell’ambiente, oltre ad essere stati acquistati probabilmente con grossi sacrifici.
L’elettrico è la soluzione?
Al contrario, la produzione dei veicoli elettrici è devastante per i seguenti motivi:
1. costringe a rottamare un veicolo che ha superato la revisione;
2. l’energia elettrica per la ricarica delle batterie è prodotta da centrali termoelettriche, quindi, l’inquinamento è solo delocalizzato;
3. la costruzione di una batteria agli ioni di litio comporta enormi scavi a cielo aperto (dove vigono paghe da fame per i lavoratori e casi di sfruttamento di minori). Per ciascun kWh di cui è dotato l’accumulatore, sono emessi dai 150 ai 200 kg di CO2nell’ambiente, e per estrarre il litio, in alcune aree di scavi l’utilizzo fino al 65% dell’acqua disponibile porta alla migrazione dei coltivatori;
4. le batterie, dopo ogni ricarica, riducono la loro autonomia fino a dover essere sostituite (in teoria dovrebbero avere una vita di otto anni ma nella pratica arrivano solo fino a cinque);
5. quasi la metà di tutte le batterie viene smaltita in inceneritori o in discariche;
6. la loro circolazione produce ugualmente il rialzo delle polveri e il rilascio sulle strade delle usure degli pneumatici.
In passato abbiamo pubblicato ampi articoli (mai smentiti) dimostrando che in Italia l’inquinamento derivante da tutta la circolazione dei veicoli non supera il 25%. È quindi un problema da affrontare con la dovuta consapevolezza, prediligendo il trasporto delle merci su rotaia e rendendo efficiente il trasporto pubblico piuttosto che instaurare i poco risolutivi quanto deleteri blocchi permanenti. Purtroppo, però, le incapacità e/o gli interessi privati hanno finora impedito che queste soluzioni fossero adottate.
Se non intervieni, preparati a pagare, perché esistono anche delle telecamere che multano al volo i veicoli non conformi alla classe ambientale.
Da non scordare il salasso degli autovelox (erano illegittimi, ma il governo con un tratto di penna li ha legittimati) che multano al volo chi guida in sicurezza ma a velocità superiore a quella che ha adottato il sindaco di turno…