“I femminicidi sono crimini di Stato… legittimati da una cultura patriarcale”, lo sfogo di una concittadina di Vanessa


Dal web: lo sfogo/denuncia di Silvia Pittera, concittadina di Vanessa.

Lunedì 23 agosto.

Vanessa Zappalà, 26 anni, è stata uccisa dal suo ex. Una vera esecuzione: 6 colpi di pistola a sangue freddo.

Non la conoscevo, no.

Ma era di Trecastagni, il paese in cui vivo, ed è morta mentre passeggiava ad Acitrezza con gli amici, dove tante volte ho passeggiato anche io.

Mi sono immaginata con lei nella stessa fila al supermercato del paese o appoggiate al bancone dello stesso bar ad aspettare il caffè.

La familiarità dei luoghi che diventano scenario del macabro fa aumentare lo sgomento e, forse, anche il dolore.

Poi i commenti alla notizia “lui era geloso”, “lui era pazzo”, “questo è amore malato”.

E allora il dolore sale.

Perché no, qui il punto non è la gelosia di lui, il suo grado di follia, che cosa è amore e che cosa no. Qui il punto è che i femminicidi sono crimini di stato eseguiti per mano di uomini a danno di donne. Legittimati da una cultura patriarcale che la maggior parte delle persone non si sogna minimamente di mettere in discussione.

Molti proprio non ne vedono il nesso.

Volete qualche esempio?

Il fidanzato che si permette di sindacare sulla scollatura e sulla lunghezza della gonna; il padre che trova giusto concedere al figlio maschio più libertà che alla figlia femmina; i giocattoli rosa e i giocattoli azzurri, l’idea della brava bambina che aiuta la mamma in casa; “Se vai lì vestita così e cosà con quello e quell’altro e poi ti stuprano che ti aspettavi?”; l’idea del ranocchio che con un bacio può diventare principe azzurro (no, resta ranocchio, a volte però diventa serpente e t’ammazza); il rito del matrimonio: ovvero la consegna all’altare di una vergine pura, vestita di bianco, dal padre al marito (agghiacciante, e poi mi chiedono perché non voglio sposarmi); i figli con il cognome solo del padre (la stragrande maggioranza, ancora); il maschile usato come neutro che si applica però solo alle professioni prestigiose e tutti quelli che “i problemi non sono questi”; le donne che col lockdown perdono il lavoro, tanto viene già pagato di meno per cui è il primo a essere sacrificato; le amiche che ti chiedono “tuo marito ti aiuta in casa?”, dando per scontato che il lavoro domestico sia compito tuo; l’idea che alcuni lavori siano femminili e altri maschili; le lavoratrici che perdono il lavoro se restano incinte e quelle che non vengono assunte a tempo indeterminato perché poi magari restano incinte; gli uomini che non devono chiedere mai; gli uomini che se piangono sono femminucce; gli uomini che devono sempre pagare il conto; gli uomini che se non fanno battute sessiste tra maschi allora sono froci.

Tutto questo, e molto altro, è il movente di ogni femminicidio.

Perciò pensateci prima di dire “era folle e geloso”, tentate una riflessione più ampia e pensate a cosa potete fare voi, ogni giorno, col vostro esempio, per cambiare questa cultura che ci penalizza tutti ma che con qualcuno non ha pietà.

Ciao Vanessa, riposa in pace.

Silvia Pittera

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Di seguito le immagini, con i relativi link, della notizia su alcuni giornali:

Aggiornamento ore 19.30:

È stato ritrovato impiccato in un casolare di Trecastagni Antonino Sciuto, il 38enne che ieri sera ha ucciso l’ex fidanzata, la 26enne Vanessa Zappalà

 

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