I “segni” dei tempi: dal “Mandala” al “Staminchia: insulti da colorare”

C’era una volta il libro da colorare…

Quando un bambino colora, la sua attenzione è completamente assorbita da quello che sta facendo: scegliere le tonalità che stanno meglio vicine, cercare di restare all’interno dei contorni del disegno, sono tutte azioni che richiedono la massima concentrazione. Tutto ciò che è al di fuori scompare.

Questo vale anche per gli adulti: concentrarsi su un’attività manuale permette di chiudere fuori dalla mente tutti i problemi, le ansie e la frenesia della vita quotidiana. La mente si sgombra e anche il corpo si rilassa.

Colorare, dunque, calma i nervi e permette di ritrovare il proprio equilibrio. Inoltre è un vero e proprio allenamento per il cervello. Quando si colora si stimolano infatti tutti e due gli emisferi cerebrali, che devono così lavorare insieme in perfetta armonia:

  • l’emisfero sinistro, quello della logica e del movimento, si attiva per seguire i contorni del disegno con precisione;
  • l’emisfero destro, quello della creatività, viene stimolato dalla scelta dei colori da usare e permette alle emozioni di fluire liberamente, rilasciando endorfine (le sostanze della felicità) e diminuendo la tendenza all’eccessivo controllo che è causa dello stress.

Secondo gli studiosi basterebbero appena 20 minuti al giorno dedicati a questa attività per godere dei benefici dell’arteterapia e migliorare la qualità della propria vita.

Già agli inizi del ‘900 uno dei padri della psicoanalisi, Carl Gustav Jung, aveva riconosciuto i benefici del disegno per la salute, in particolare dei Mandala, le famose immagini circolari spirituali induiste e buddhiste, su cui scrisse ben 4 saggi.

Sarà per questo che ultimamente si è registrato un vero e proprio boom di vendite di libri di Art Therapy con disegni da colorare pensati apposta per gli adulti, soprattutto mandala.

La parola mandala viene dal sanscrito e si traduce letteralmente con disco o centro ma anche unità. I mandala possono avere diverse forme, tonda, quadrata, ecc.  ma sono sempre realizzati attorno ad un punto centrale perché tutto parte dal centro. A volte, sono disegni molto semplici o al contrario molto complessi ma sono sempre organizzati attorno ad un centro che si apre sull’infinito. Sono praticati in tutte le civiltà perché dall’est all’ovest il cerchio è il simbolo della vita. Infatti, il cerchio appartiene alla spiritualità dei popoli antichi. Ad esempio, nelle tradizioni orientali, il buddismo tibetano usa i mandala, in particolare, i mandala tibetani di sabbia.

Creare un mandala aiuta a centrarsi, lasciarsi andare ed essere meno stressato. Il mandala sarebbe anche lo specchio dello stato d’animo. Infatti, dopo aver disegnato il cerchio, l’idea è di riempirlo con tutto quello che senti e di seguire le proprie emozioni. Essi offrono elementi visuali che regalano armonia e simbolizzano l’unità. Il significato del mandala dipende dal colore, dagli elementi geometrici che lo compongono e dalla cultura.

Di origine indiana, il mandala è una rappresentazione simbolica dell’universo e serve di supporto a meditazione e preghiere, soprattutto in Cina, Giappone e Tibet.

Infatti, nell’induismo e buddismo, si pensa che andando verso il centro del mandala, vieni guidato dal processo cosmico che porta alla trasformazione dell’universo, dalla sofferenza alla felicità.

Fatta questa dovuta premessa, ora io mi chiedo e Vi chiedo: che tipo di  “trasformazione” può generare, che insegnamento può dare,  che tipo di “guarigione” interiore può portare, invece, un libro da colorare dal titolo “Staminchia” o “Porca vacca”? Giuro che esistono! Li ha trovati per caso ieri mia figlia 15enne mentre si trovava in una libreria di un noto centro commerciale e dei quali mi ha immediatamente girato, non senza disgusto, qualche foto.

Al che ho voluto approfondire la faccenda… Ho fatto qualche ricerca… ed ho scoperto un vero e proprio “nuovo mondo”…

Ecco alcune immagini prese dal web che credo siano già di per sè abbastanza eloquenti.

A parte che un libro come questo non credo possa far ingresso in una famiglia con bambini, i quali ne sarebbero certamente attirati… (e poi me la vorrei davvero vedere la scena della mamma o del papà che spiega ai suoi piccoli cosa sta colorando…), una domanda a questo punto è legittima: “Come siamo potuti cadere così in basso?”. A cui se ne aggiunge un’altra ancora più importante: “Ci siamo caduti da soli o ci hanno spinto?”

La consapevolezza che, già dagli anni ‘50, non sono i bisogni a creare l’offerta bensì il contrario, mi porterebbe a dire che anche questo fa probabilmente parte di un preciso “disegno” (mai termine fu più appropriato come in questo caso); un piano globale volto ad “instupidire” l’uomo in maniera tale da averne più facilmente il controllo.

Che dite? Sono troppo “complottista”?

Può darsi…

Mentre voi (non) ci pensate,  io vado a colorarmi un mandala… che forse è meglio…

Questo è il mio ultimo aquisto! Ed è bellissimo! Lo consiglio anche a Voi!

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