In tal senso, come sottolineato dall’Associazione Italiana di Oncologia Medica (Aiom), bisogna tornare a «investire ed a promuovere la lotta contro il cancro» poiché in Italia la situazione risulta molto difficile per gli oltre 3 milioni di persone che hanno un tumore: si stima che nel 2020, rispetto al 2019, le nuove diagnosi di tumore sono diminuite dell’11%, i nuovi trattamenti farmacologici si sono ridotti del 13% e gli interventi chirurgici del 18%. Per quanto riguarda gli screening, poi, il Presidente Eletto Aiom Saverio Cinieri ha dichiarato che «lo scorso anno abbiamo avuto oltre due milioni e mezzo di esami di screening in meno rispetto al 2019». Inoltre il Presidente Nazionale Aiom, Giordano Beretta, ha dal canto suo affermato che il numero di decessi che si registrano annualmente per le patologie oncologiche (180mila) «potrebbe aumentare anche per colpa del Covid-19 e delle sue conseguenze nefaste sull’intero sistema sanitario nazionale». Anche per questo, dunque, Beretta ha chiesto «un intervento delle istituzioni per continuare a poter erogare i livelli d’assistenza precedenti all’avvento del Covid-19».

Ancor più netto Carlo Palermo, segretario nazionale dell’Annao Assomed (sindacato dei medici ospedalieri), recentemente ha parlato delle pessime condizioni in cui versa la sanità italiana concentrandosi in particolare sui dipendenti pubblici, i quali «sono schiacciati da una macchina che esige troppo e non li ascolta» e che, con l’inizio della pandemia, ha prodotto sofferenze ancora maggiori per i medici. Sono infatti «aumentati carichi di lavoro, complessità assistenziale, stress fisico e psichico», motivo per cui «i medici fuggono dagli ospedali». Proprio per questo, dunque, Palermo crede sia ora di cambiare e di «assumere personale, riconoscere ai medici e ai dirigenti sanitari un ruolo decisionale nella governance delle aziende e valorizzare economicamente le professioni».

Il governo Draghi, però, si muove in direzione opposta, la medesima dei tagli alla sanità pubblica che hanno caratterizzato gli ultimi vent’anni. Per ora nessuna presa di posizione dal ministro della Salute, Roberto Speranza, che non più di tre mesi fa ancora parlava del Recovery Fund come della grande occasione per «rilanciare il Servizio sanitario nazionale» e per «chiudere per sempre la stagione dei tagli alla sanità».