“In verità e non in gloria”, il debutto ieri a Catania, al Teatro Tezzano, del primo Recital dedicato al poeta Mario Rapisardi. Da un’idea di Santo Musumeci.

29 aprile 2023 – di Monica Tomasello

Cultura, emozione, riflessione ed attenta partecipazione del pubblico: questi gli elementi che hanno contraddistinto la rappresentazione tenutasi ieri sera al Teatro Holy Tape Studios (Teatro Tezzano) a Catania del Recital “In Verità e non in Gloria – l’oblio del Vate Etneo”, dedicato al poeta Mario Rapisardi, uno degli scrittori catanesi più discussi, e che si presta ad essere un fiore all’occhiello nel panorama teatrale catanese.

Lo spettacolo, il cui testo è stato scritto e sceneggiato da Antonella Sturiale ed abilmente interpretato da Barbara Cracchiolo ed Enrico Pappalardo, per la regia di Barberin, è stato pensato e fortemente voluto da Santo Musumeci, consigliere alla Va municipalità ed attualmente in corsa come consigliere comunale alle prossime elezioni amministrative a Catania, con l’intento sia di far conoscere e rinobilitare la figura del sommo poeta catanese Mario Rapisardi, che di risvegliare le coscienze, sia umane che civiche, di ognuno. “Mario Rapisardi rappresenta il libero pensatore, – afferma Santo Musumeci – il pensiero critico che, purtroppo, in questa nostra società odierna sembra essersi completamente appiattito…” – E poi incalza: “Un personaggio come Rapisardi, tanto discusso e controverso, farebbe davvero molto bene averlo oggi, in una città come Catania ancora martoriata da ingiustizie e menzogne”.

Una serata di grande cultura, un’opera di nicchia tra didattico e poetico, conclusasi tra gli applausi di un pubblico entusiasta e con l’esibizione della rock band catanese Frijda nella loro canzone dedicata a Rapisardi dal titolo “Poesia Impura”, e che ha visto, oltre alla esposizione di brani accuratamente scelti tra la vasta letteratura di Mario Rapisardi, anche la contrapposizione tra il pensiero, non solo letterario ma anche umano, del “Vate Etneo” e quello del suo contemporaneo Giovanni Verga. A tal proposito eloquente ed emozionante il dialogo, scaturito dall’abile penna di Antonella Sturiale, tra Mario e la sua prima moglie Giselda Fojanesi della quale scopre il tradimento proprio con l’allora suo amico Giovanni Verga.

“Una rappresentazione didattica e introspettiva che rappresenta un omaggio a un’anima tormentata” così l’autrice Antonella Sturiale definisce il poeta e scrittore in una sua intervista a Il pezzo Etneo – “che aveva voglia di gridare al mondo la verità utilizzando la spada della giustizia.

 

Il suo poema più discusso fu “Lucifero”, pubblicato nel 1877 a Milano, in cui Rapisardi esaltava il trionfo del razionalismo sulla trascendenza. Ciò gli costò l’inimicizia delle autorità ecclesiastiche (l’arcivescovo di Catania ordinò di bruciare il libro anticlericale).

Al suo funerale, nel 1912, parteciparono oltre 150.000 persone e Catania tenne il lutto per tre giorni. Nonostante questo, a causa del veto opposto dalle autorità ecclesiastiche poiché riconosciuto come massone e irreligioso, la sua salma, sommariamente imbalsamata, rimase insepolta per quasi dieci anni in una cella nel magazzino del cimitero comunale.

Soltanto nel 1921 verrà finalmente sepolto, grazie ad una colletta che fecero i suoi ex studenti universitari e che permise di comprare un pezzo di terreno nel cimitero monumentale di Catania, dove adesso giace nel viale degli uomini illustri, insieme, tra gli altri, a Giovanni Verga, Antonino Gandolfo e Federico De Roberto.

Rapisardi era una penna tagliente, un pugnale che arriva nelle coscienze, ironica e provocatoria – afferma Sturiale – e per il suo modo di scrivere un po’ mi rispecchia”.

“Rapisardi è sempre stato scomodo – continua la Sturiale – perché non si conformava” e ciò è stata la causa principale del voluto oblio del vate etneo.

La figura di Mario Rapisardi risulta talmente attuale da parlarne al presente. “È un personaggio attualissimo” – ribadisce l’autrice e sceneggiatrice – “che con le sue parole genera sorrisi di consapevolezza».

Sia per i suoi contenuti didattici e formativi che per i suoi interessanti nonchè attuali spunti di riflessione, non si può non auspicare una capillare diffusione di questo spettacolo proprio nelle scuole, catanesi e non solo.

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