La “BUONA” SCUOLA in SICILIA: un “cancro” che ha già generato parecchie “metastasi”
Sono ormai diversi decenni che assistiamo impotenti alla deportazione in massa dei docenti siciliani e allo smembramento delle famiglie della nostra regione. In ordine di tempo, l’ultimo colpo di grazia è stato stabilito dalla norma della ” buona scuola “.
Più di duemila insegnanti siciliani precari, con la ” buona scuola “sono stati assunti e immessi in ruolo. Peccato però che questo miracolo per potersi realizzare abbia richiesto lo spostamento dei docenti oltre lo stretto, ovvero al centronord. Una valanga sterminata di persone in giro per l’Italia e molti di loro, forse non riusciranno più a tornare in Sicilia, una specie di emigrazione obbligatoria voluta dallo Stato.
Centinaia di famiglie sono state divise, costrette a lasciare gli affetti più cari, genitori anziani e figli in tenera età.
In tanti anni di servizio prestato nel capoluogo lombardo ho visto i casi più disparati: insegnante lui ed insegnante lei, neoimmessi in ruolo in regioni diverse, a mio avviso condizioni inaccettabili e disumane senza alcuna alternativa che agevoli in questi casi il nucleo familiare.
Se è vero che la ” buona scuola ” ha dato un posto di lavoro a centinaia di docenti, molti di loro lo hanno pagato a caro prezzo poiché lo hanno ottenuto spostandosi di tantissimi chilometri dalla loro casa.
Una piaga sociale che ha inesorabilmente e ulteriormente devastato la nostra regione con conseguenze enormi anche sul piano economico; per dirla con parole povere una grandissima presa per i fondelli, nei confronti di chi, per una cattedra, ha dovuto abbandonare tutto e ricominciare daccapo, non certo per un posto da parlamentare ma per pochi euro al mese, facendosi carico di tutto ciò che comporta uno spostamento.
Nessun governo e nessun ministro di destra o di sinistra ha mai messo in primo piano la questione istruzione al sud, il tutto per privilegiare sempre le regioni del nord a discapito di quelle del mezzogiorno.
Non sottovalutiamo inoltre che la massa di docenti in movimento verso il nord, spende i suoi soldi nella regione che gli verrà assegnata; per non parlare poi dei denari che vanno via in voli, soprattutto nei periodi di festività, per raggiungere i propri cari. Un giro d’affari non indifferente che impoverisce il meridione e incrementa l’economia del nord…
E che dire poi del “tempo pieno” che al sud ancora non esiste o che funziona a macchia di leopardo, a Palermo e in qualche comprensivo di Catania? In Sicilia le percentuali sono l’ 8,1%, mentre in Lombardia supera il 40%…
Senza parlare dell’abbandono scolastico, che lascia ancora il sud e la Sicilia in uno stato di emergenza. Basterebbe fare un giro in un quartiere come quello dello Zen a Palermo, per capire che quelli che arrivano alle superiori si contano sulle dita di una mano ed è chiaro che di fronte a questi dati sarebbe il caso di invertire la tendenza con un serio investimento nel tempo pieno, nei nidi e nella lotta alla dispersione scolastica, che si fa incrementando risorse umane, e non sottraendole!
Altra cosa da ricordare sono i bambini sotto i tre anni presi in carico dai servizi socio educativi: per la prima infanzia sono inesistenti al sud; in Calabria solo il 2,1% e in Campania il 2,6%. La situazione migliora in Sicilia dove si arriva al 5,5% ma sempre distanti dai dati stimati al nord.
Chi governa oggi, come venti anni fa, sa bene che chi è costretto ad abbandonare la propria terra si metterà il cuore in pace e accetterà passivamente questa situazione, userà strategicamente qualche giorno di malattia per restare con i propri cari ogni volta che li potrà raggiungere, ma finisce tutto qui. Nessuno a oggi è riuscito a mettere fine a questo cancro che ha ormai generato parecchie metastasi. (Patrizia Gaglio)