POLITICA SICILIANA. LA LEZIONE DI VOTO impartita oltre sessant’anni fa da Giuseppe Garretto

17 marzo 2022 – di Renato Sgroi

Poco prima delle elezioni regionali del 7 giugno 1959, Giuseppe Garretto, scrittore e politico socialista siciliano, così scriveva:

Lo strumento più valido per cambiare la triste realtà siciliana è l’Assemblea Regionale. Ma L’Assemblea regionale sarà efficiente, sarà uno strumento veramente valido, se sarà composta da deputati che vedano nel mandato una missione e non un mezzo per fare i loro sporchi affari. La Sicilia può veramente diventare in pochi anni una regione felice perché è ricca.
Può diventare.
Ma non lo diventerà mai, se all’Assemblea andranno persone impreparate, dedite o aspiranti agli affari, moralmente bacate, politicamente opportuniste, vili per natura o per calcolo, bassamente servili di fronte a Roma e al nord o ipocritamente ossequienti, a direttive settarie e confessionali per motivi di carriera o di…ordine economico personale; insomma, persone che vedano nella Assemblea Regionale il mezzo per arricchirsi rapidamente come taluni predecessori, che entrati scalcagnati nel Palazzo dei Normanni, oggi vivono nello splendore”.

Coerentemente, l’anno successivo, poco prima delle elezioni amministrative, lo stesso Garretto sostenendo che quanto aveva scritto nel 1959 con riferimento alle elezioni regionali valeva anche, e soprattutto, per l’elezione dei Consigli Comunali, scriveva testualmente:

Il Comune è la cellula prima dell’organizzazione politico- amministrativa di un Paese. Se i Comuni avranno dirigenti competenti, onesti, incorruttibili e pronti a colpire ogni malcostume e ogni corruzione, essi costituiranno, nell’organismo sociale, una struttura di tale sanità morale da non poter mai sopportare sovrastrutture immorali e corrotte.
Ma i dirigenti dei Comuni, cioè i consiglieri comunali, come del resto, i deputati regionali o nazionali, non ce li manda il buon Dio. Siamo noi a sceglierli. Ad eleggerli. Noi.
Del bene e del male che si fa nei Comuni, nell’Assemblea regionale e nel Parlamento nazionale, siamo noi i responsabili.
E quando, vedendo quel che vediamo, noi tutti lanciamo improperi – e che razza di improperi! – contro gli eletti dei consigli comunali o di Sala d’Ercole, diamo prova di viltà: non abbiamo il coraggio e l’onestà di riconoscere che, in fondo, siamo noi i primi a meritare quegli improperi. Noi, gli elettori.
Né vale dire: siamo stati ingannati.
L’inganno può verificarsi la prima, la seconda volta……Ma un uomo che si lascia ingannare sempre e continua a commettere gli stessi errori, rinnega le sue qualità essenziali”.

Infine, nel suo articolo apparso nel giugno 1960 nella rivista “Realtà Siciliana”, Garretto svolgeva alcune considerazioni che ancora oggi, nell’anno 2022, sono a mio avviso di vibrante attualità, tanto da indurmi a riportarle testualmente ed a presentarle come una vera e propria….”lezione di voto”.

In ogni partito ci sono onesti e disonesti, e in ogni lista ci saranno, fatalmente, disonesti, avventurieri, carrieristi. Diremo meglio: il numero dei candidati deteriori sarà imponente. E ciò per una ragione semplicissima: la persona onesta e seria non briga eccessivamente per essere messa in lista perché sa quali sacrifici dovrà sopportare per esercitare con rettitudine il mandato; la persona disonesta, invece, mette in moto cielo e terra per essere candidato perché calcola i «benefici» che gli deriveranno dall’esercizio «spregiudicato» del mandato. Anche in questa scelta ci vuole coraggio e onestà: negare il voto di preferenza al candidato che, per motivi validi, si giudica inadatto allo esercizio del mandato. Negarlo, anche se il candidato è un parente o un…..compagno di scuola. Trattandosi di elezioni amministrative, l’errore non avrà nessun attenuante: la conoscenza diretta dei candidati ci permette di valutarne la capacità e la moralità.
La scelta degli uomini che debbono dare concretezza alle idee dei Partiti è l’atto democratico fondamentale e più responsabile. Le idee, diceva Jean Jaurès, non vanno tutte sole per la strada: sono gli uomini che le portano. Se noi eleggiamo uomini di fango, le nostre idee, le nostre speranze, l’ansia di rinnovamento così potente negli animi dei Siciliani, le andremo a raccogliere nel fango.
Queste due scelte, dunque, quella della lista e quella della persona cui dare il voto di preferenza, debbono farsi con grande senso di responsabilità, ascoltando, non più la propaganda e i suggerimenti interessati, ma la propria coscienza. Oggi abbiamo elementi sicuri per un giudizio sereno e obiettivo. Continuare a sbagliare nella scelta sarebbe una colpa imperdonabile.
Il destino della Sicilia è, ora più che mai, nelle mani degli elettori. Queste elezioni, che, pur essendo amministrative, hanno un profondo significato politico, avranno come effetto o l’inizio di una politica di vero rinnovamento, che sarà caratterizzato da una elevazione del tenore di vita di tutti i siciliani, oppure la continuazione della politica del passato.
Di quella politica del passato che ci ha dato scandali, ingiustizie, soprusi, favoritismi, favolosi arricchimenti, dominio di cricche avide e senza scrupoli, mangiatoie ben fornite per gli amici dalla «mezza parola e basta», e nello stesso tempo – o, meglio, come conseguenza – maggiore sfruttamento, maggiore miseria, maggiore fame per la povera gente, per i lavoratori – intellettuali e manuali – per i contadini.
Ecco le due vie: o quella che riporta al miglioramento della condizione individuale in funzione del miglioramento collettivo oppure la via del sordido egoismo, il cui miglioramento della condizione individuale dipende dall’oppressione della condizione collettiva.
L’elettore dovrà scegliere. Se ha onestà e coraggio non potrà sbagliarsi nelle scelte”.

Orbene, mi chiedo e chiedo ai Siciliani che vogliono sinceramente “il cambiamento”: non è questo il momento migliore per riflettere, sia pure a distanza di oltre mezzo secolo, sulla «lezione di voto» impartita da Giuseppe Garretto?

(Avv. Renato Sgroi Santagati)

 

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