Putin il guerrafondaio? – Mirko Stefio: “La verità è che non esiste sempre e solo il cattivo…”
26 febbraio 2022 – di Mirko Stefio, segretario Movimento Siciliano d’Azione
La verità è che non esiste il cattivo! Sempre e solo il cattivo! Esistono anche le azioni che fanno cattive le persone…
“U boi ci dici curnutu ‘o sceccu”! (Il bue dice cornuto all’asino)
Che il diligentissimo Presidentissimo degli Stati Uniti d’America Biden condanni di prepotenza militare Putin, ci fa davvero sbellicare dalle risate. Se i salvatori della pace sono gli Yankee, allora Putin ha anche le sue ragioni!
Intendiamoci: la guerra fa sempre schifo, da qualsiasi lato la si guardi, e non vede schierati buoni contro cattivi, ma persone contro altre persone. Ma che dalla parte di cappuccetto rosso ci sia la NATO, nella fattispecie gli USA, e del lupo cattivo la Russia, davvero non la digeriamo!!!
Che gli USA oggi facciano, uniti ai “signorotti” italidioti, la parte dei “buoni”, lasciando che la NATO faccia la parte del povero umiliato, esportatore di pace, serenità, democrazia e minkiate varie, è una roba nauseabonda; con quei loro volti impalliditi, quasi sconcertati, di chi non pensava minimamente che questa invasione, definita “prepotente”, ci sarebbe stata, davvero ci fa credere che gli asini volano!!!!
Ricordiamo ai tenutari della “democrazia” di osservare le antenne MUOS a Niscemi, sul come ed in che forma democratica e pacifica siano state fatte… e con quanti referendum l’ITALIDIOTA ci abbia venduto, anzi oserei dire SVENDUTO… Basti solo guardare lo scempio “Sigonella”…

Antenne MUOS a Niscemi, CL, in Sicilia

Base militare di Sigonella, CT, in Sicilia
Eh già…, ma loro esportano democrazie preconfezionate, come appena l’altro ieri facevano in Afghanistan.
Prendiamo i Talebani, tanto per non andare lontano, finanziati dagli Stati Uniti, e ricordiamo ai politologici da tastiera, che i campi di formazione e di addestramento dei “pacifici” barbuti si trovavano in Pakistan, paese alleato USA e da sempre ingerente nella politica interna afghana.
Nel 1989 i sovietici si ritirarono e nel giro di pochi anni, i Talebani riuscirono a conquistare tutto il territorio nazionale, instaurando il proprio governo.
La Guerra Fredda era così: nonostante solo i sovietici avessero truppe sul territorio afghano, in Afghanistan erano in tanti ad essere presenti, dagli Stati Uniti al Pakistan e all’Arabia Saudita, altro alleato USA. Gli afghani ricordano bene quegli anni: tra la violenza che questi paesi portarono in Afghanistan e la prima conquista talebana di Kabul nel 1996, in questo periodo si registrò il più alto numero di civili che andarono a ingrossare le fila della diaspora.
La verità che viene sempre offesa ed offuscata a ragion veduta, per far passare i cattivi per BUONI, ed i buoni per CATTIVI, ci induce a star vicino verso coloro che vengono sopraffatti dalla gratuita violenza… Intendiamoci: noi siamo e saremo sempre dalla parte della NON – VIOLENZA, ma far passare la NATO nella fattispecie come i buoni e Putin come il cattivo, ci sembra davvero vergognoso!
Da bravi giocatori di scacchi, gli Americani, bleffano, e dicono solo una parte di verità… la loro verità… con il bene placito dei media italidioti…. E non solo!
Ma se di verità si parla, manca, quella che sta in mezzo, la giustizia, reale, che non lascia responsabilità a caso…
E come al gioco degli scacchi, il vantaggio tende sempre ad essere del più spietato e riflessivo dei giocatori…
Partiamo da qualche anno addietro…
Gli Stati Uniti tentano uno scacco matto al più abile giocatore di scacchi della scena internazionale. Dietro il tentativo di Stati Uniti ed Unione Europea di scippare a Vladimir Putin il controllo sull’Ucraina si celava quest’azzardo. L’azzardo prende il via lo scorso autunno quando l’Unione Europea cerca di far firmare all’allora presidente ucraino Viktor Yanukovich un accordo di libero scambio. Dietro quell’accordo si celano intese economiche, politiche e strategiche che puntano, di fatto, a ridimensionare l’influenza internazionale della Russia e spostare verso oriente il raggio d’influenza dell’Alleanza Atlantica…
Come mai di questo non se ne parla???
Come mai non si parla mai della volontà dell’Ucraina di volersi riprendere con la forza la Crimea ed il Donbass? Perché non si scrive mai della strage di Odessa? Il famigerato massacro avvenuto il 2 maggio 2014?
Silenzio!
Su una cosa, però, Putin ha indiscutibilmente ragione: occorre scavare nel passato e “tornare agli antefatti” per poter intavolare un discorso serio e sensato sulla questione ucraina.
Uno degli strati più superficiali di questa archeologia sociale riguarda il cuore del Novecento. “Alla vigilia della Seconda Guerra Mondiale alcuni territori che appartenevano alla Polonia e ad altri Paesi sono stati presi e come compensazione, per alcuni motivi, sono stati dati dalla Russia all’Ucraina. Ed è così che è nata la questione”. Qui Putin si riferisce a eventi precisi, come l’annessione della Crimea all’Ucraina nel 1954, decisa dall’Urss di Krusciov per celebrare “i 300 anni di amicizia tra Ucraina e Russia” (fatti coincidere con la Pace di Perejaslav). La Crimea veniva così tolta alla Federazione Russa. Il resto, come si suol dire, è storia nota…
Per chi vuol dimenticare faccia pure, ma la realtà è questa!
Dicano i signori Draghi, alleati instancabili degli Yankee, il perché reale di questa guerra indicibile! Si ricordino dell’offensiva diplomatica atlantica volta ad impedire la costruzione del nuovo gasdotto “Nord stream 2” che avrebbe collegato la Russia direttamente alla Germania, oltrepassando il territorio Ucraino… Spieghino del perché gli USA, pretenziosi della vendita del proprio gas, si opposero a suddetta costruzione della Russia cattiva di Putin, dopo lo spropositato investimento economico, e dunque alla ricerca smodata di smaltimento di migliaia di tonnellate prodotte, non facile per l’eccessivo costo, e la logistica impossibile…
Perché non si parla delle esercitazioni militari Nato in territorio Ucraino? Dell’invio di armi pesanti e leggere, di lancia razzi, anti carro e anti bunker, di equipaggiamenti vari, ovvero di tutto eccetto ciò di cui l’Ucraina avrebbe davvero avuto di bisogno!
Allora accade lo stesso copione che avviene ogni volta…. Libia, Iraq, Afganistan, e adesso Russia… Gli USA apparecchiano, con tutti i minimi dettagli, il grande spettacolo dell’indignazione, con la visione del grande dittatore sanguinario che calpesta tutti i diritti fondamentali del popolo indifeso per le sue ambizioni imperiali… ricordate la prima guerra nel golfo? La Libia? L’Afganistan ?
La Nato non solo non si è sciolta – al contrario di quanto è avvenuto per l’antagonista Patto di Varsavia – ma non ha rispettato neanche le rassicurazioni fornite a suo tempo a Gorbačëv; anzi, anno dopo anno, ha proceduto ad espandersi nell’Europa dell’Est con l’inglobamento progressivo di Albania, Bulgaria, Croazia, Estonia, Lettonia, Lituania, Macedonia del nord, Montenegro, Repubblica Ceca, Romania, Slovenia, Slovacchia, Ungheria, ossia costruendo una nuova “cortina di ferro” intorno alla Russia.
Come se non bastasse, almeno 150 testate nucleari statunitensi sono presenti sul territorio europeo e di queste un numero imprecisato si trovano nella base di Buchel in Germania (le altre nelle basi di Kleine Brogel in Belgio, Aviano e Ghedi-Torre in Italia, Sigonella in Sicilia, Voikel in Olanda e Incirlik in Turchia), tutte puntate verso la Russia.
All’origine della guerra in Ucraina, dunque – che non nasce oggi, ma con il colpo di stato del 2014, a cui seguirono il referendum pro russo in Crimea, con la relativa annessione da parte di Mosca, e poi il conflitto in corso nella regione russofona indipendentista del Donbass – ci sono esattamente i contraccolpi di questa espansione ad Est della Nato, che aveva come prossimo obiettivo proprio l’ingresso dell’Ucraina, diciamolo pure, con la prospettiva dei missili nucleari statunitensi alle porte di Mosca.
Un tentativo davanti al quale un giocatore di scacchi come Putin non può far a meno di reagire. Per almeno 10 ottimi motivi.
Il capitolo politico dell’«Accordo di Associazione tra Kiev e Unione Europea» proposto da Bruxelles e firmato il 27 giugno dal presidente ucraino Petro Poroshenko, nascondeva il tentativo di far entrare l’Ucraina nella Nato.
A Putin non erano sfuggiti i punti in cui si accennava alla necessità di «approfondire la cooperazione tra le parti nei campi della sicurezza e della difesa» e «promuovere una graduale convergenza in materia di politica estera e sicurezza, con lo scopo di un coinvolgimento sempre più profondo dell’Ucraina nell’area di sicurezza europea». Come dire: strappare Kiev a Mosca e regalarla all’Alleanza Atlantica.
Accogliendo l’Ucraina, la Nato avrebbe potuto chiedere a Kiev di partecipare al progetto dello Scudo Spaziale Europeo e di accettare, come ha già fatto la Polonia, lo schieramento sul proprio territorio di sistemi radar e missili statunitensi con una portata di circa 3000 chilometri. Il progetto, presentato come un sistema per neutralizzare attacchi iraniani con missili di lungo raggio, punta, in verità a tenere sotto tiro Mosca e a bloccare eventuali sue mosse a danno di quei paesi dell’Europa orientale, ex membri del Patto di Varsavia, diventati parte integrante del sistema di difesa atlantico.
Firmando l’accordo di partenariato propostole dall’Unione Europea, Kiev avrebbe potuto cancellare i trattati di lungo termine che garantiscono alla Marina Militare russa di affittare e utilizzare Sebastopoli e gli altri porti sul Mar Mero. Senza quei porti la flotta del Mar Nero non avrebbe più potuto accedere al Mediterraneo e al cruciale scalo di Tartus in territorio siriano, una base navale fondamentale per consentire a Mosca di continuare ad esercitare il suo ruolo da grande potenza in Medio Oriente. Per questo ora, dopo essersi annessa la Crimea, Putin potrebbe prendersi anche Odessa.
L’ Ucraina è uno dei principali corridoi energetici, uno snodo cruciale per il passaggio delle tubature che portano in Europa il petrolio e il gas del Caucaso. Il 30% del gas consumato dall’Europa proviene dalla Russia. L’Ucraina stessa non può sopravvivere per ora senza il gas russo. La rottura tra Bruxelles e Mosca potrebbe spingere le nazioni europee a cercare altre rotte di approvvigionamento. Perdendo il controllo sull’Ucraina la Russia rischia dunque di perdere la cruciale partita che ha come obbiettivo il controllo dei mercati dell’energia nei prossimi venti trenta anni.
In Ucraina hanno sede almeno 50 aziende che producono componenti e parti di ricambio fondamentali per l’industria militare russa. La sospensione delle forniture decretata da Kiev minaccia la produzione degli aerei Antonov, degli elicotteri d’assalto Mi 26 e degli Mi8 ed Mi17. A rischio anche gli aerei antisommergibile Albatross e le componenti fondamentali per la guida dei missili balistici. Senza i 400 motori per elicotteri acquistati ogni anno dalla «Motor Sich» e senza i sistemi geostazionari della «Zorya Mashproekt» Putin rischia di veder compromesso il proprio potenziale militare.
La crisi dell’industria bellica, causata dal blocco delle forniture ucraine, rischia non solo d’indebolire militarmente la potenza russa, ma anche di causare un’impareggiabile danno economico. La produzione di elicotteri rischia di risultare compromessa per i prossimi 5 anni. Oltre a dover rinunciare alle entrate per oltre un miliardo di euro annui garantite dalle esportazione di armi, Putin dovrebbe spendere quasi un miliardo e mezzo di euro all’anno per adeguare l’apparato industriale e metterlo in grado di sfornare le componenti prodotte fin qui dall’Ucraina.
La perdita dell’Ucraina rischia di compromettere il più ambizioso progetto geopolitico di Vladimir Putin, ovvero quello dell’Unione Economica dell’Eurasia, nata nel 2015, e a cui aderiscono già Bielorussia, Kazakistan, Armenia e Kirghisia.
Il nuovo colosso, considerato una riproposizione dell’Unione Sovietica, rappresenta già ora un mercato da 171 milioni di consumatori con un prodotto interno lordo da 2 trilioni e mezzo di euro. Ma L, nei piani di Putin, solo l’Ucraina, con i suoi 46 milioni di abitanti e la sua produzione agricola e industriale, consentirà all’«Eurasia» di contrapporsi a Stati Uniti, Europa e Cina.
L’Ucraina e la sua capitale furono il fulcro di quel regno conosciuto con il nome di «Russia di Kiev» che nell’XI secolo, all’apice della sua potenza, si estendeva dai Carpazi a sudovest fino alla confluenza tra la Volga e il fiume Oka a nordest, toccando – a nordovest – il mar Baltico e seguendo – al confine sudorientale – il corso del Volga. Per questo, per molti nazionalisti russi e per lo stesso Vladimir Putin, Kiev e i suoi territori restano storicamente parte integrante dei territori di Mosca.
Il riconoscimento dell’indipendenza di Kiev da parte della Russia arriva solo dopo la fine dell’Unione Sovietica nel 1991. Per 900 anni dall’invasione mongola alla fine dell’impero austro ungarico non è mai esistito uno stato chiamato Ucraina. La Repubblica Nazionale dell’Ucraina Occidentale e quella Popolare, sorte nel 1918, vennero in breve assorbite da Polonia e Urss. Nel 2009 lo stesso Putin liquidò l’Ucraina con l’antico termine di «piccola Russia».
Rinunciando al controllo su un’Ucraina considerata storicamente parte integrante della «grande Russia» Vladimir Putin teme di venir percepito dalla propria opinione pubblica come un nuovo Mikhail Gorbaciov. Il presidente che decretò la fine dell’Unione Sovietica è considerato da gran parte dei russi un inetto, responsabile del collasso e della grande crisi economica e politica attraversata dalla Russia negli anni Novanta.
Come Movimento Siciliano d’Azione, essendo antimperialisti, prendiamo le distanze da questa guerra… ma non possiamo fare a meno di tener conto della verità, mai raccontata…
Conosciamo benissimo l’ipocrisia funzionale del maledetto capitalismo sia occidentale che orientale, e noi come siciliani ne siamo vittime sacrificali…
A buon intenditore…