Tempi distopici: i delatori del… nulla – Lo sfogo di un ristoratore su Facebook.



In diritto, per delazione si intende, eminentemente ai fini del diritto penale, una denuncia anche eventualmente anonima, con la quale si porta a conoscenza dell’autorità giudiziaria la commissione di un reato o di un altro illecito di cui vi sia stata consumazione o anche solo tentativo. 

Il problema si pone però quando la delazione è volta verso qualcosa che costituisce illecito o reato soltanto nella propria fantasia, o forse sarebbe meglio dire nella propria mente distopica, i cui pensieri sono stati ormai irrimediabilmente alterati (probabilmente per “intossicazione” da troppo Bruno Vespa et simili) tanto da non riuscire più a comprendere la banale distinzione fra ciò che è un illecito in sè e ciò che invece è soltanto un fatto fastidioso esclusivamente per un mero e personalissimo, se non addirittura “patologico”, punto di vista. 

Ma ecco quanto successo, così come raccontato da Giovanni Coppola in un post pubblico sul suo profilo Facebook:

Ieri per l’ennesima volta sono stato , mio malgrado, protagonista inconsapevole e  non principale  di una follia che sintetizza lo spirito dei tempi.

I fatti: chiudo la mia attività alle 24, così come legge impone. Luci spente e saracinesca abbassata per trequarti, discuto con alcuni clienti che si attardano fuori dal locale. Senza urlare, senza baldoria, senza musica. Solo il chiacchierare con i decibel che esso può determinare. Arriva una coppia in macchina. Sono miei coetanei. Posteggiano e si indirizzano verso il portone del palazzo vicino il mio locale. Vedono il capannello ordinato davanti il mio locale e  cambiano idea. Non vanno verso casa ma  verso il mio locale. La signora inizia a fotografare, prima i ragazzi davanti l’ingresso del Gotham, poi le insegne del mio locale. Un mio amico, con garbo e con un sorriso a 1000 denti, le dice se anche a lei piacciono le insegne, e la signora per tutta risposta ci investe con una serie di insulti tipo: “ Voi catanesi siete dei porci, siete dei maleducati, non avete rispetto delle regole”. Poi prende fiato e continua dicendo che ogni notte fino alle 3( da almeno 7 mesi il coprifuoco ci impone ritirate molto prima delle 3 e delle 2 e dell’una) non si può dormire, che suo marito soffre di cuore e che questo vociare lo può uccidere( immagino che il signore non esca mai di casa, non va a fare la spesa, non partecipa a nessuna festa di compleanno o matrimonio…) io questo locale  lo faccio chiudere. “Ho chiamato la guardia di Finanza e ora vedrete”. Descrizione della signora( importante per capire il tutto): triste, sciatta, capelli non lavati almeno da una settimana, classico vestimento da radical chic, sguardo austero e indice inquisitorio. Descrizione del marito: “ pallido, emaciato, sguardo spento, ridotto a nulla eterno, succube di una virago che spruzza cattiveria da ogni suo poro”. Dopo un po’ arriva una pattuglia della guardia di Finanza, che accertato il fatto che il locale fosse chiuso, accertato il fatto che io non posso garantire il silenzio di via Vittorio Emanuele e del Duomo e della Stazione , accertato il fatto che chiacchierare  in strada  mi pare che sia fino adesso una libertà garantita, è andata via.

Conclusioni: viviamo un tempo assai strano. I romanzi distopici come 1984 di Orwell ci hanno raccontato  una società controllata e di spioni. Orwell pensava alla Russia di Stalin, io penso alla Germania dell’Est della “ Vita degli altri”. Delazione, denuncia, odio verso gli altri, diffidenza al sorriso, ritrosia alla socialità. Questo governo impastato con il lievito marcio del comunismo e dell’idiozia grillina ha determinato una nuova antropologia, spiona e triste, asociale e odiatrice. Un nuovo individuo votato alla tristezza, invidioso della felicità delle persone e sofferente della gioia altrui, isolato e segaiolo, avversatore di ogni pulsazione di vita e di piacere,  che denuncia solo i commercianti, questi mostri che la vulgata governativa ha imposto nell’immaginario collettivo, ma che se vede mafiosi, spacciatori, o scene di malaffare qualsiasi, diventa sacerdote della più degenerata delle omertà.

I ristoratori sono mostri, coloro che non intendono rassegnarsi alla tristezza e aderire alla delazione sono mostri, coloro che rifiutano certe bugie e certe omologazioni sono mostri, coloro che non si accodano al pensiero unico e malato sono mostri.

In questi ultimi giorni, inoltre, una propaganda becera da parte dei grillini, che intende giustificare il Reddito di minchiata, ha messo all’indice una intera categoria produttiva. Il messaggio velenoso che sta circolando e che ha fatto presa nei cervelli poveri e malati di molti idioti è che i commercianti o sono evasori o sono sfruttatori. Anche quelli che si sono suicidati, quelli che per amore dei loro operai e per non sopportare il peso dei disagi che un eventuale fallimento dell’impresa avrebbe arrecato loro si sono tolti la vita. Anche quelli a cui uno Stato carogna e vessatore ha permesso che venissero tolte  le case perché durante un anno di chiusura imposta non hanno potuto pagare il mutuo. Anche quelli che si sono ridotti a dormire su un cartone sotto i portici di palazzi borghesi occupati da quella stirpe ignobile di delatori a stipendio fisso.

Avete rotto i coglioni.

Sappiate che mi troverete sempre sveglio e pronto a farvi guerra.

Inoltre, il prossimo dei miei contatti che insulta la mia categoria lo cancello non dai miei contatti ma dalla mia vita.”

(Giovanni Coppola)

Noi di CataniaCreAttiva non reputiamo si debba aggiungere altro… se non esprimere la nostra assoluta solidarietà, non solo a Giovanni, ma a tutta la categoria dei ristoratori e delle varie partite iva che, già pesantemente colpite economicamente dalle chiusure imposte alle loro attività, si trovano pure a dover subire tutto questo.

 

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