Votare o non votare? Due opinioni a confronto.
2 agosto 2022
Il 25 settembre “pare” si torni alle urne… e mai come in questo momento storico è stato così acceso il dibattito tra chi crede si debba andare a votare e chi invece invita all’astensionismo.
Ma quali sono le ragioni degli uni e quelle degli altri? Per ‘par condicio’, ed in nome di una democrazia e libertà di espressione che ormai sembrano tristemente dimenticate…, abbiamo deciso di riportarle entrambe. (M.T.)
Vincenzo Mannello: “Non votare…”
Assieme alla (perlomeno) metà di cittadini sfiduciati delle istituzioni (non solo parlamentari) che non votano più mi sono pertanto sciroppato, nel passato, gli insulti dei difensori della “necessità di votare”.
Oggi mi viene data l’opportunità di rovesciare le offese sui fautori del voto perché, specie grazie a quanto avvenuto nel/con il M5S, si è potuto verificare parte di ciò che da sempre sostengo: il voto è un finto esercizio della libertà di scelta e la premessa di un inganno futuro!
P.s. ringrazio chi vorrà pubblicare o leggere attentamente questa mia “dichiarazione di NON VOTO”. Magari non condividendone il contenuto ma rispettando la altrui opinione.
Matteo Brandi: “Andate a votare!”
La quantità di persone che intende astenersi dalle urne pensando di inviare chissà quale messaggio al sistema vigente mi preoccupa e non poco. Considero l’astensione sbagliata da tutti i punti di vista, ma posso arrivare a capire il disgusto generato dal panorama politico italiano. Tuttavia, trovo allucinante e insensato, oltre che autolesionistico, credere che non presentarsi alle urne costituisca un pericolo per “il potere”.
Mi rivolgo a voi che pensate di restare a casa il 25 settembre: state sbagliando tutto. Il giorno dopo, quando usciranno i risultati delle votazioni, la vostra astensione varrà politicamente zero e moralmente meno di zero. Come accade da molti anni, si registrerà un’emorragia di votanti in tutte le grandi forze, ma saranno quelle con un elettorato fedele e legato allo status quo (Partito Democratico in primis) a reggere botta e persino veder crescere la propria percentuale. Come? Grazie a chi non sarà andato a votare, ancora una volta.
Vaneggiare di percentuali apocalittiche di astensionismo in grado di far traballare il sistema, ipotesi peraltro inverificabile, è del tutto inutile. Se anche andassero a votare solo due italiani su dieci (cosa impossibile dato che milioni di cittadini votano anche per interesse personale e ideologico), il giorno dopo sarebbero le percentuali di gradimento e non il numero di X a fare la differenza.
Autoconvincersi che siano tutti uguali è un qualunquismo che non possiamo permetterci e denota una pigrizia mentale che nell’universo anti-sistema dovrebbe essere bandita. Siamo proprio noi a dover tornare a fare politica: che sia il gregge teledipendente a gioire per la fine della democrazia.
Chi ci sta schiacciando sogna un mondo in cui la partecipazione della cittadinanza alla vita politica è ridotta ad un lumicino. Il sogno erotico di questi criminali è un popolo di consumatori da divano tenuti distanti da qualsiasi conflitto sociale, da qualsiasi attivismo, da qualsiasi interesse verso la res pubblica. L’astensionismo porta linfa a questo orribile progetto di società, che lo capiate oppure no.
“La libertà non è star sopra un albero
Non è neanche il volo di un moscone
La libertà non è uno spazio libero
Libertà è partecipazione”
Questo cantava Gaber. Ed è maledettamente vero.
Andate a votare!
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